L'Olimpo di Putin. Manuale del giocatore (2014) by Valerij Panjushkin

autore:Valerij Panjushkin [Panjushkin, Valerij]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2015-08-09T22:00:00+00:00

CAPITOLO QUARTO

Il project

33.

Nella sezione aurea della Rublëvka (vale a dire con alle spalle un terzo del tragitto da Mosca e con due terzi ancora da affrontare fino a Nikolina Gora), al Barvicha Luxury Village oltre alla scacchiera dei cubi trasparenti delle boutique e all’hotel c’è anche un auditorium, una sala da concerti. E se la sala è piena significa che c’è uno spettacolo del project (strano accostamento lessicale, ammettiamolo) Cittadino poeta1.

Perché Cittadino poeta è un project, un progetto. Tra i più formidabili della storia russa recente, vale a dire da che i progetti hanno avuto inizio. Perché un progetto abbia successo bisogna prendere un qualche fenomeno noto e decontestualizzarlo. Esempio: una cena a inviti non è un progetto. Ma una cena a inviti su una lastra di ghiaccio alla deriva nell’Artico sì. Un concerto alla tv non è un progetto. Ma un concerto alla tv nel quale artisti pop contemporanei cantano canzoni sovietiche sì (e si intitola Vecchie canzoni su ciò che conta). Un movimento giovanile non è un progetto. Ma un movimento giovanile gestito e finanziato dal governo con fondi neri sì, e si chiama Naši (I nostri).

Anche Cittadino poeta ha successo perché è l’inanellarsi di una serie di fenomeni noti, ma spostato in un contesto del tutto inusuale. Il poeta Dmitrij Bykov scrive versi satirici. Ma lo fa di volta in volta come li scriverebbe un suo famoso predecessore: Puškin, Nekrasov, Blok, Kipling... Una volta scritti, poi, non li pubblica in un’antologia o su una rivista, ma chiama l’attore Michail Efremov a recitarli su un palcoscenico o davanti a una macchina da presa. Dal canto suo, Efremov non li recita come si è soliti recitare versi, in giacca e cravatta, ma in abiti adeguati all’epoca del poeta in questione. Vale a dire che se Bykov ha scritto à la Puškin, Efremov sarà in cilindro e krylatka, una sorta di cappotto con pellegrina. Se ha scritto à la Kipling, Efremov reciterà in divisa militare inglese. Dunque sarà come se Puškin, Kipling, Esenin e Burns dicessero la loro sulla nostra cronaca politica.

Perché? direte voi. Perché non limitarsi a dire la nostra sulla nostra politica? Puškin scriveva forse i suoi epigrammi in terzine dantesche?

Non c’è una risposta. Ma questa è la logica del project, dunque fatevene una ragione. Un epigramma puškiniano su Putin crea lo stesso scompenso logico grazie al quale il Trendsetter impone una tendenza. E Cittadino poeta è un progetto perché per questa tendenza imposta gli autori ricevono un compenso.

Le redini di tutto non sono in mano a un regista e nemmeno a un produttore. Le regge Andrej Vasil’ev, leggendario direttore del quotidiano Kommersant. Dal quale ci si aspetterebbe una propensione alla resa obiettiva degli avvenimenti politici e che per tutta risposta produce pasquinate teatral-poetiche sulla politica russa. Dopo il suo allontanamento dal giornale sarebbe stato lecito e logico aspettarsi roboanti recriminazioni sulle restrizioni alla libertà di stampa. Lui, invece, si è dato a organizzare allegri siparietti. Noi ci aspettavamo uno strenuo dissenso, e invece lui il suo dissenso – comunque palese – lo vende a peso d’oro ai protagonisti stessi della satira che produce.

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